Farmacisti

Riflessioni di viaggio: le farmacie in Italia, Francia e Spagna

Scritto da Club Salute | 25-ago-2025 9.53.44

A cura di Simone Castelli, AD Club Salute

Durante un viaggio estivo con la mia famiglia tra Spagna e Francia, mi sono trovato a osservare le farmacie con l’occhio del farmacista e dell’imprenditore: tre Paesi vicini, sottoposti alle stesse direttive europee, ma con sistemi farmaceutici profondamente diversi.

È sorprendente come, a seconda del contesto legislativo, la farmacia possa assumere un ruolo sociale, organizzativo ed economico tanto diverso.

Tre modelli, tre storie

Francia e Spagna

  • Regola cardine: una farmacia, un farmacista.
  • Il farmacista è titolare e responsabile, sia sul piano sanitario sia su quello economico.
  • Divieto di catene di proprietà, salvo in Francia, dove società composte solo da farmacisti possono possedere più sedi.
  • Forte senso di identità e presidio territoriale, ma con problemi di redditività: in Francia diverse farmacie chiudono nonostante la protezione normativa.
  • In Spagna, un tentativo di liberalizzazione nel 2013 è stato respinto non solo dalla categoria, ma anche da regioni e province: difesa del modello del farmacista indipendente come valore sociale.

Italia

  • Storicamente il sistema più protettivo e meno liberale. Forse troppo considerato lo storico indebitamento bancario delle farmacie!
  • Svolta nel 2017: la legge che apre la proprietà delle farmacie alle società di capitale, consentendo la nascita di catene e concentrazione.
  • Conseguenza: ingresso di operatori finanziari e modelli retail più aggressivi.
  • Situazione attuale: maggiore capacità organizzativa in alcuni gruppi, ma anche rischio di “bazarizzazione” dell’offerta, con assortimenti disordinati e meno coerenti con il ruolo sanitario.

Il nodo centrale: quale modello serve meglio la società?

Modello concentrato (catene)

  • Vantaggi: standardizzazione, efficienza logistica, capacità di attuare rapidamente strategie nazionali (screening, campagne sanitarie, promozioni coordinate).
  • Svantaggi: rischio di ridurre la farmacia a un punto vendita omologato, con meno autonomia professionale e logiche di margine prevalenti sul ruolo sanitario.

Modello indipendente (titolare singolo)

  • Vantaggi: personalizzazione del servizio, rapporto diretto col territorio, adattabilità ai bisogni locali, motivazione personale dell’imprenditore.
  • Svantaggi: frammentazione, disomogeneità nell’offerta e difficoltà ad attuare politiche sanitarie coordinate senza un supporto centrale.

Il punto di equilibrio possibile

Il modello più sostenibile sembra quello di farmacie indipendenti, ma organizzate con centrali di coordinamento strutturate, solide ed efficaci, capaci di offrire:

  • assortimenti e politiche di prezzo condivisi
  • formazione professionale continua
  • obiettivi organizzativi ed economici chiari per la singola farmacia
  • controlli rigorosi di adeguamento alle politiche dell’insegna di network
  • supporto tecnologico condiviso con monitoraggio costante degli obiettivi
  • strumenti distintivi come il prodotto a marchio esclusivo e vincente
  • uno studio avanzato dei dati di consumo, capace di restituire massimo risultato al punto vendita ed una più aderente risposta al cittadino
  • un confronto costante con il mercato nazionale, per individuare eventuali disallineamenti di categoria e garantire, nel benchmark di riferimento, la competitività della farmacia.

In questo senso, l’insegna non deve essere vista come una semplice etichetta commerciale, paragonabile a quella della grande distribuzione. Nel settore farmacia, l’insegna deve rappresentare la qualità e il valore professionale che si esprimono in quel punto vendita, diventando un riferimento riconoscibile e affidabile per il cittadino.

La liberalizzazione, di per sé, non garantisce né efficienza né convenienza: i prezzi al cittadino non sono mai stati automaticamente più bassi nei mercati liberalizzati.
La vera sfida è trovare un bilanciamento: libertà imprenditoriale e responsabilità professionale, all’interno di una cornice organizzata che metta al centro la salute pubblica, e non solo il fatturato.

E tu? Pensi che il futuro della farmacia debba essere nelle mani delle catene, delle farmacie indipendenti o in un modello misto coordinato?