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Area Riservata Farmacisti
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IL REFLUSSO gastroesofageo

IL REFLUSSO gastroesofageo

Attenzione alla valvola!
Dolore toracico, bruciore e rigurgiti acidi.

Sono alcuni dei sintomi più comuni del reflusso gastroesofageo, una condizione che colpisce circa il 10-20% della popolazione europea. In Italia riguarda una persona su tre, soprattutto tra i trenta e i cinquant’anni, senza tralasciare anziani, neonati e donne in gravidanza.

Il reflusso gastroesofageo è una condizione clinica multifattoriale che si verifica quando i succhi gastrici vengono a contatto con la parete dell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito, ovvero il ritorno in bocca di materiale acido. Tale passaggio avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo mangiato, tuttavia se si verifica con frequenza (più di due volte alla settimana) e provoca un fastidio tale da incidere sulla sensazione di benessere generale, può diventare una vera e propria malattia, la cosiddetta “malattia da reflusso gastroesofageo” (MRGE), che può essere associata, o meno, ad alterazioni della mucosa esofagea.

Il reflusso può verificarsi soprattutto al risveglio, dopo i pasti e durante la notte, o solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti, ad esempio, per raccogliere un oggetto o allacciarsi le scarpe. Questo perché la cardias, la valvola che si apre per far passare il bolo alimentare dopo la deglutizione, non si chiude immediatamente e, di conseguenza, il cibo e i succhi gastrici possono rifluire indietro verso l’esofago.

I motivi per cui tale valvola si indebolisce e non si chiude come dovrebbe sono numerosi, tra cui: stress, sovrappeso, obesità, assunzioni di farmaci (come ad esempio antidolorifici, antibiotici e antidepressivi che possono causare o peggiorare i disturbi), movimenti peristaltici esofagei non correlati alla deglutizione ma scatenati dalla distensione gastrica o dalla stimolazione faringea e presenza di un’ernia iatale.

Nelle forme più lievi si può intervenire con successo cambiando semplicemente alimentazione e stile di vita.

Ad esempio evitare di coricarsi subito dopo i pasti (bisognerebbe attendere almeno 3 ore!), specialmente quando pesanti o abbondanti, consumare un pasto leggero alla sera masticando lentamente, limitare e ridurre al minimo il fumo e gli alimenti che potrebbero peggiorare l’acidità come fritti, cioccolata, menta, caffè, pomodoro, agrumi, bevande gassate e alcolici.

Nei casi più gravi, invece, si interviene con uno specifico trattamento farmacologico che neutralizza l’acido nello stomaco o migliora lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco.

È consigliabile consultare il medico se i disturbi sono molto frequenti e intensi, si fa fatica a deglutire o se la cura protratta con farmaci da banco non ha effetto e subentrano problemi più seri quali perdita di peso, vomito con sangue e sensazione di soffocamento. Una visita accurata può essere sufficiente per una prima diagnosi del problema che solitamente viene anticipata da esami utili come la gastroscopia, l’esame radiologico del tubo digerente, la manometria esofagea e la pH-impedenziometria delle 24 ore.

A volte il reflusso gastroesofageo colpisce i membri di una stessa famiglia: per tale motivo si ipotizza che possa avere carattere di familiarità o, meglio, che si erediti una predisposizione genetica a sviluppare questa condizione clinica.

Quello strano dolore alla mandibola

È un disturbo che spesso non viene collegato a problemi digestivi ma il dolore alla mandibola, alla tempia e durante la masticazione è uno dei segnali della presenza di reflusso gastroesofageo.

Secondo uno studio condotto in Cina, infatti, questa malattia aumenta il rischio di dolori mandibolari con serie compromissioni della funzionalità masticatoria. In alcuni casi si possono addirittura verificare mal d’orecchio, otite media, sinusite e manifestazioni simili all’asma.

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